L’intelligenza artificiale generativa ha già rivoluzionato le nostre vite private e lavorative, portando uno strumento a cui rivolgerci per i più disparati motivi. Una rivoluzione porterà a nuovi aggiornamenti e modelli di linguaggio sempre più efficienti e performanti, e che (presto anche in Italia) porterà un cambiamento radicale anche nel modo in cui cerchiamo
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Dopo Bing, che ha integrato Copilot (basato su ChatGPT) adesso è la volta di Google, che con la sua Search Generative Experience, introduce un aggiornamento che sfrutta tecnologie avanzate di AI per offrire risultati sempre più intuitivi e personalizzati. Scopriamo insieme cos’è SGE, come funziona e cosa cambierà per utenti e professionisti SEO e del Marketing Digitale.

La Search Generative Experience (SGE) rappresenta un’innovazione importante nelle funzionalità del motore di ricerca di Google. Questa nuova modalità di ricerca (attiva già in circa 120 paesi, ma attualmente non in Italia) sfrutta un linguaggio AI avanzato per interpretare e rispondere a query degli utenti, non limitandosi solo a presentare una lista di risultati, ma anche sintetizzando risposte complete e contestuali, con l’aggiunta di immagini, prodotti, video e altri contenuti multimediali.

Questa funzionalità si avvale degli algoritmi da già sviluppati da Google, soprattutto PaLM 2 e Google MUM, per comprendere meglio il contesto delle domande, ma anche sul nuovo modello di intelligenza artificiale LaMDA, addestrato su un’enorme quantità di dati, in grado di anticipare le intenzioni degli utenti e presentare risposte arricchite da collegamenti a fonti autorevoli. Inoltre, grazie al sistema di conversazione continuativa, SGE è in grado di mantenere il contesto delle ricerche precedenti, permettendo agli utenti di esplorare un argomento in modo interattivo. È proprio il sistema conversazionale uno dei vantaggi che la nuova tecnologia porterà per la user experience nelle ricerche: replicare un sistema di chat, di uso consueto nella quotidianità di tutti (basti pensare a Whatsapp) renderà le ricerche più conversazionali, permettendo agli utenti di ottenere risposte per query sempre più lunghe e articolate.

Il cambiamento principale sarà legato all’aspetto dei risultati di ricerca. Una volta inserita una query, l’utente avrà la possibilità di richiedere Google un risultato basato sulle ricerche dell’AI. In questo modo, sarà visualizzato un risultato molto diverso da quello che siamo abituati a vedere nell’odierna SERP.

Immagine Google

L’utente vedrà una prima panoramica generale in risposta alla sua ricerca, nella quale il nuovo algoritmo del motore di ricerca integrerà vari risultati che ha valutato rilevanti dal punto di vista informativo per l’utente, supportati da link a risorse affidabili per approfondirlo ulteriormente.

Ciò è però solo l’inizio. In basso appariranno anche dei link a domande pertinenti alla query iniziale, con la possibilità di richiedere un “follow-up”. Il follow-up permetterà all’utente di ampliare ulteriormente la query, ponendo domande inerenti allo stesso argomento della ricerca iniziale. Ed è proprio qui che entra in gioco l’aspetto conversazionale, che permette alla SGE di restituire risposte centrate sui bisogni informativi dell’utente, senza però perdere il contesto di riferimento.

Insomma, il vantaggio è quello di poter utilizzare un’unica chat (quindi, un’unica ricerca) per richiedere molteplici informazioni, al contrario del contesto attuale, in cui si è costretti fare molteplici ricerche su un determinato argomento e, solo in seguito, ”mettere insieme i pezzi” delle informazioni raccolte. Per esempio: possiamo chiedere come ricerca di partenza, un consiglio su “Come fare una dieta equilibrata”, ricevendo come risposta un risultato generico, e poi richiedere un follow-up andando sempre più nello specifico, richiedendo “Quali sono i benefici per la salute dei cereali integrali nella mia dieta?”. Otterremo così risposte sempre più specifiche dalla nostra “conversazione” con il motore di ricerca, contestualizzate in base alla chat stessa, senza l’incombenza di dover aprire nuove finestre su Google.

L’esperienza della SGE permetterà, inoltre, ricerche commerciali e comparative, presentando una lista di opzioni di prodotto, complete di recensioni, caratteristiche, prezzi, e link a venditori affidabili. La visualizzazione diventa più dettagliata per agevolare decisioni d’acquisto mirate. Per fare un altro esempio, si può richiedere un confronto su “Quale telefono acquistare fra un modello Samsung o un iPhone?”.

Search Generative Experience: come cambierà la ricerca su Google

GIF Google

Inoltre, sempre in relazione alle vendite, SGE mostrerà un’istantanea dei fattori degni di nota da considerare in relazione ai prodotti ricercati dagli utenti e ai requisiti che questi ricercano. Saranno visualizzate, dunque, anche descrizioni recensioni, valutazioni, prezzi e immagini di prodotti pertinenti e aggiornati. Questo perché la nuova esperienza di acquisto con la Search Generative Experience è basata su Google Shopping Graph, che contiene un catalogo di oltre 35 miliardi di elenchi di prodotti. Ciò lo rende il set di prodotti più completo al mondo.

Come avrete potuto intuire, le modifiche nel layout dei risultati di ricerca influiranno (e non poco) su quelle che saranno le dinamiche relative alla SEO nel prossimo futuro. I risultati di ricerca organici saranno infatti secondari nei confronti dei risultati della SGE, che otterranno la nuova “posizione 0” della SERP.

I dati pubblicati da una ricerca di Ziptie.dev mostrano che la SGE coprirà circa l’82% delle query di ricerca. Non solo: è stato anche sottolineato che una risposta SGE occupa circa 905 pixel di spazio. Considerando che la risoluzione dello schermo più comune è 1920×1080, significa che SGE coprirà circa la metà dello schermo. Ciò comporta un conseguente riduzione di visibilità (e, di conseguenza, di clic) per i risultati organici tradizionali.

Saranno penalizzate anche le chiavi di ricerca a pagamento. Infatti, sempre secondo Ziptie, SGE copre circa l’87% delle query di ricerca dal costo maggiore di 1$, Ciò potrebbe portare a ridimensionare l’efficacia degli strumenti e delle strategie di advertising come Google Ads. Inoltre è stato notato come i risultati di ricerca della Search Generative Experience abbiano come fonti più comuni: Blog.google; Wikipedia; Tripadvisor; ma anche forum come Quora o Reddit.

Immagine Ziptie.dev

Gli esperti del settore dovranno dunque prevedere strategie di posizionamento per presidiare i risultati della SGE. I risultati delle ricerche analizzate in precedenza dimostrano che bisognerà rinnovare l’approccio al contenuto in maniera significativa.
In tal senso varranno ancora di più i contenuti che rispetteranno elevati standard di qualità, che presentano un alto tasso informativo e con contenuti multimediali che aggiungano valore per l’utente e ottimizzati secondo le prassi SEO.

Cambieranno le logiche di ottimizzazione semantica, visto che le strategie SEO devono adattarsi a rispondere in modo più specifico ai diversi intenti di ricerca, utilizzando un linguaggio naturale e rilevante per l’utente e rispondendo a query di ricerca più conversazionali e, di conseguenza, articolate e specifiche. Le strategie di contenuto vanno rivisitate, quindi, secondo un possibile cambiamento delle logiche di navigazione e di ricerca dell’utente nella SGE. Per esempio, un utente interessato all’acquisto di un computer portatile richiederà dei follow-up alla SGE in relazione anche alle prestazioni del PC, alla durata della batteria o ad altre specifiche tecniche d’interesse. È bene, dunque, fornire quanti più dettagli possibili nei propri articoli.
Necessario sarà anche l’utilizzo dei dati strutturati, fondamentali per far comprendere al motore di ricerca il contesto dei contenuti.

L’arrivo della Search Genetative Experience non è solo una rivoluzione per chi cerca informazioni, ma un nuovo paradigma per il marketing digitale e la SEO. Con il focus sulla qualità dei contenuti e sulla capacità di rispondere con precisione alle esigenze degli utenti, SGE rappresenta un passo avanti verso una SERP interattiva, immediata e personalizzata. Per sfruttare al meglio questa novità, gli esperti SEO dovranno concentrarsi su contenuti autentici, autorevoli e multimediali, sfruttando l’AI non solo per posizionarsi meglio, ma per offrire un reale valore agli utenti.